Anche qui, come ai Tobago Keys, l’ingresso è tra due reef, è necessario prestare una attenzione massima se non si vuole naufragare sulla barriera !
Anche questa isola è sotto la sovranità dello stato di Saint Vincent .
E’ la più meridionale delle isole delle Grenadine .
Vanta incantevoli spiagge coralline sulla costa sottovento e una grande barriera corallina sopravvento dell’isola .
Qui la doppia protezione sia del reef, sia del ridosso offerto dall’isola, ci offre finalmente un ormeggio abbastanza tranquillo .
E' uno dei luoghi più incantevoli delle Grenadine .
Fu comprata da Haze Richardson nel 1966 che vi costruì uno splendido resort ancora oggi esistente .
Abbiamo la fortuna di trovare un buon ormeggio all’ancora in prossimità del resort .
Questo ci consente di scendere a terra nel bellissimo bar - ristorante, famoso per preparare la migliore Pina Colada dei Caraibi .
Confermo !
Provare per credere !
Da uno dei tavolini del bar si gode un bellissimo tramonto con… vista! :
sia dell’isola di origine vulcanica di Petite Martinique,
estesa per 2,4 km quadrati e con 900 abitanti,
sia dell’isola di Carriacou,
estesa per 34 km quadrati e con 4.600 abitanti.
Entrambe le isole si trovano sotto la sovranità territoriale dell’ ”isola – stato”
di Grenada . Entrambe sono a nord dell’isola madre .
Grenada con i suoi 344 km quadrati e 105.000 abitanti sarebbe a soli 30 miglia a sud di navigazione al lasco: quindi fattibile se la nostra fosse una crociera one way !
Tuttavia la nostra è una crociera round trip e quindi non si può, perché non avremmo tempo sufficiente per tornare indietro in Martinica il giorno prefissato del 06 gennaio . Dobbiamo risalire a nord senza potere scendere ancora .
Meglio cosi !
Mi sembra una valida ragione per tornare da queste parti !
02 . 01 . 2015
Si salpa al mattino alla volta dell’isola di Mayreau .
Il vento soffia in direzione contraria .
Risaliamo il vento a fatica .
Nella prima parte di navigazione procediamo di bolina a vele ridotte e nella seconda parte a motore esattamente controvento per circa 35 gradi . Rotta e direzione del vento purtroppo coincidono .
Si tratta di una minuscola isola di soli 3 km quadrati e soli 300 abitanti creoli locali .
La solita curiosità mi spinge a leggere qualcosa anche relativamente a questa mini isola poco più grande di uno scoglio .
Due antiche vicende, apparentemente scollegate tra loro e insignificanti, hanno attirato il mio interesse per la loro capacità di incidere radicalmente sulla vita odierna dei 300 abitanti dell’isola .
Si tratta:
. della vicenda di un Istitutore giunto sull’isola intorno agli anni trenta del ‘900;
. della vicenda di Padre Divonne, monaco dominicano cattolico, giunto sull’isola negli anni ‘60 del ‘900.
Va chiarito che ai tempi della schiavitù (abolita molto tardi, solo alla fine del 1800) i maltrattamenti erano la regola e le immancabili rivolte venivano invariabilmente tutte sedate con violentissime repressioni .
Purtroppo, anche dopo l’abolizione della schiavitù, in un isola così minuscola nulla cambiò .
I vecchi padroni continuarono a convivere e a coabitare con gli ex schiavi in tutto dipendenti dai loro ex padroni .
Gli ex schiavi non avevano mezzi per andarsene . Come ? E soprattutto dove ?
Di fatto, erano ancora schiavi .
Quasi un mezzo secolo dopo l’abolizione della schiavitù, giunge sull’isola da Saint Vincent, un Istitutore di colore per la popolazione creola, al fine di dare loro una minima istruzione .
Tuttavia l’istitutore si dedicò a ben altro .
In breve tempo, sedusse, sequestrò e poi sposò la figlia del proprietario di tutta l’isola assicurandosi la discendenza e il dominio sull’isola . In questo modo le condizioni degli abitanti migliorarono un poco .
I suoi discendenti, recentemente e inaspettatamente, in uno slancio di sorprendente generosità, hanno seguito lo spirito liberale del loro avo cedendo la proprietà delle terre e delle case agli abitanti neri ex schiavi, aprendo loro una strada verso una vita meno dura non dovendo più pagare per stare nelle loro case e terre .
La seconda vicenda è relativa a Padre Divonne che portò conforto alle anime degli ex schiavi e ai loro figli e che riuscì a instillare una forte determinazione ! Tale da spingerli a costruire “ a mano “ , senza attrezzi particolari e mezzi da lavoro, l’attuale collettore di acqua potabile visibile sul lato della collina che consente una vita dignitosa agli abitanti.
Fa riflettere: due cose per noi scontate come acqua e casa, qui si sono realizzate - limitatamente a questi 300 abitanti dell'isola - per due casi di rara fortuna !!
Su queste isole, per i discendenti degli schiavi, avere una casa con l'acqua non è affatto normale, nè scontato .
Infatti nella maggiore parte delle isole oggi indipendenti dagli stati colonizzatori, la sensazione di estrema povertà degli abitanti è tristemente evidente .
La baia è piacevole, ma la risacca è eccessiva per fare una sosta notturna.
Si prosegue la nostra navigazione verso nord facendo rotta per l’isola di Canouan .
Anche questa isola si trova sotto la sovranità dello stato di Saint Vincent .
E’ estesa per 13 km quadrati .
Ha 750 abitanti .
Dopo questa piccola e breve navigazione a bordo nasce il detto:
“ 5 miglia … possono essere più lunghe di 30 miglia!!! “
(di bolina le prime L e al lasco le seconde J)
Infatti la nostra rotta è 45 gradi e il vento coincide !
Dobbiamo bolinare con 20 – 25 nodi di vento e onde, rese alte da giorni di alisei tesi, e insidiose perché sottovento alle isole notiamo che sono anche incrociate a causa del fatto che girano attorno ad esse.
Arriviamo a Charleston Bay che è quasi buio e le raffiche sfiorano i trenta nodi .
E prendere la boa di ormeggio non è affatto facile ; il fondale è di tre metri scarsi e vi sono diversi banchi di sabbia pericolosamente vicini . Mi offro (quasi ) volontario per andare a controllare l'ormeggio in notturna con la pila da sub !!
Il fondo è veramente poco sotto la barca e siamo attaccati a una robusta catena al blocco di cemento ormai insabbiato . Tutto ottimo se non fosse che la parte terminale dell'ormeggio è fatta con una banale cima di non recente fattura ! Speriamo bene !
Anche questa notte si dorme ben poco, perché l’ormeggio alla boa ci regala forti colpi sulla barca con le bitte che scricchiolano in modo alquanto sinistro .
03 . 01 . 2015
Da Canuoan si salpa in direzione dell'isola di Saint Vincent .
Il primo tratto di navigazione lo facciamo a motore, costeggiando controvento la costa sottovento di Canouan .
La situazione appare subito molto impegnativa e quindi giunti alla estremità nord dell’isola apriamo le vele ridotte, tentando un bordo di bolina .
La randa è ridotta con due mani di terzaroli .
Il genoa per buona parte è rollato .
Tuttavia, le nostre previsioni si rivelano ottimistiche, perché il vento sotto raffiche frequenti, supera i trenta nodi e le onde sono molto formate, dopo giorni di vento forte in mare aperto e oltretutto incrociate dalla presenza della punta nord dell’isola .
Adesso capiamo perché, gli skipper esperti che navigano da tanti anni in questa zona di mare, la chiamano: “ la lavatrice” !!
La falchetta spesso è in acqua e le onde dopo essere state tagliate dalla prua entrano con potenti schizzi in pozzetto !!
Infatti, anche con due mani di terzaroli, siamo troppo spesso con la falchetta in acqua, la barca sotto l’arrivo violento dei frangenti delle onde sbanda eccessivamente e non finiamo in acqua solo grazie a buoni riflessi e mani saldamente chiuse su stralli di poppa, maniglie del tavolo e qualsiasi cosa di solido !!
Si decide di prendere la terza mano di terzaroli e ridurre ancora la velatura .
Purtroppo, nei minuti che passano durante la manovra, la randa è sbattuta violentemente dal vento e la forza di questo strappa un carrello della randa dalle sue ruote guida, innescando un ulteriore serie di piccoli danni, che alla fine determinano la rottura della randa che per buona parte si strappa dalla ralinga .
Siamo costretti a proseguire solo con il genoa ridotto, ma lo scarroccio è eccessivo e andiamo fuori rotta .
Quindi, alla fine, optiamo per vela e motore, per giungere dopo sei (6 !!) ore di bolina, con 25 nodi di aliseo fissi e punte di 35 sotto raffica, alla nostra meta: Wallilabou .
Wallilabou si presenta inquietante al pari Cumberland bay .
Lo scenario è il medesimo: sabbia vulcanica nera, alla foce di un fiume e sempre in prossimità del vulcano.
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