il racconto di Alessandra relativo alla settimana del 28 luglio – 4 agosto 2013
Ci ritroviamo alla marina di Ancona la domenica alle 21:30 ...”per iniziare a fare conoscenza e poi vediamo quando partire”, mi dice Andrea, il nostro super skipper, al telefono. E cosi' mi avvio al molo cercando la Marakaibo, con un po' del batticuore da “novellina” delle vacanze in barca. Chissà se avrò mal di mare...chissà come saranno i compagni di viaggio e la convivenza...chissà se...e poi eccoli...un uomo e tre donne: ...chissà se allo skipper era già capitato un equipaggio tutto al femminile...
Un uomo e 4 donne!
E' facile sistemarsi, molto facile: una cabina ciascuno...bella fortuna per iniziare!
Ci conosciamo intorno ad una deliziosa torta al cioccolato, opera di Cinzia, la nostra compagna di viaggio bolognese, mentre ci organizziamo per l'indomani: lista della cambusa, documenti per la dogana, “regoline” di bordo...
E dopo una notte stellata ma caldissima, in parte trascorsa in coperta sotto un cielo magnifico, alle 6:15 si salpa, godendosi un'alba da ricordare. Viaggiamo a motore: c'è calma piatta; il monte Conero si allontana piano piano. Chiacchiere facili e prima risate rendono piacevole la traversata, tanto che le 10 ore passano in fretta.
Avvicinandoci all'isola di Dugi otok godiamo già di un mare limpido e pulito; viene voglia di tuffarsi, come i turisti che ci guardano ormeggiare ma …prima ci aspetta il dovere. E così le donne fanno cambusa nel mini supermercato di Bozava, mentre lo skipper espleta i doveri doganali.
Un po' di terra ferma sotto i piedi fa piacere, ma dobbiamo ripartire di corsa perché il tempo ha deciso altrimenti. Ci aspetta la prima “avventura”: nel giro di pochi minuti il cielo si rannuvola e il vento che cercavamo da tutto il giorno arriva ...fin troppo: un Neverino a 33 nodi (circa 60 km/h) spazza il mare che si ingrossa; le onde sbattono sulla fiancata e ci spruzzano la faccia. Per fortuna il Jeanneau è una barca tosta e regge bene, per non parlare dello skipper esperto, che identifica subito la destinazione dove trovare un ormeggio ben ridossato e sicuro per la notte: la caletta di Berguye, nell'isola di Molat.
Nel giro di un'ora arriviamo, giusto in tempo, mentre sopra di noi cadono i primi fulmini e rimbomba qualche tuono. E' chiaro che all'orizzonte, in mare aperto, imperversa un forte temporale, ma noi, al rifugio, ci godiamo un crepuscolo con colori da favola ed un'aria piacevolmente frizzantina: stasera si dorme!
Secondo giorno: all'ormeggio a Molat, circondati da un mare trasparente, l'acqua fresca (forse perfino ghiacciata?), ci possiamo permettere un po' di meritato riposo e tranquillità, interrotti solo per scendere a Berguye in cerca di pesce fresco. Andrea ci porta da un suo omonimo, pensionato pescatore locale che ci vende una Rana Pescatrice di dimensioni mai viste: 4 kg. Ma chi la cucina una bestia così?
E in barca poi...
Niente paura: Skipper Andrea compie una metamorfosi inaspettata e diventa Master Chef Andrea. Nel giro di poco il mostro è domato, su un letto di zucchine, patate e cipolle profumatissimo. E brindiamo felici godendoci la cenetta spettacolare; ma...l'alcool non sarà troppo?
Anche stanotte il sonno è assicurato e così la mattina del mercoledì salpiamo freschi e risposati alla volta di una spiaggiola dai colori caraibici: Sakarun.
Un colpo di telefono al “contatto” locale, l'ostessa italiana Beatrice, e risolviamo 3 esigenze in un colpo: prenotazione dell'ormeggio, del tavolo per la cena all'Amarcord, il suo caratteristico chioschetto sulla spiaggia, e addirittura la spesa a domicilio. Quando gli skipper sono organizzati … :)
Sakarun ci lascerà il ricordo del suo mare celeste trasparente, di una cenetta a base di saraghi grigliati alla perfezione, di un mirto casereccio denso e profumato e di una stellata indimenticabile che ci regala perfino qualche stella cadente.
Il risveglio è da ricordare: spronata da Andrea mi tuffo nell'acqua fredda per una nuotata rinvigorente, che termina al profumo del caffè preparato dalla dolce e garbata Arianna, piacevolissima compagna di viaggio, instancabile lettrice, nonché fidanzata del nostro Capitano.
Ormai i ritmi della barca hanno conquistato tutti, e così ci rilassiamo, seguendo solo le più semplici e naturali esigenze quotidiane: un tuffo, tanto sole, il vento tra i capelli, paesaggi incontaminati ed insenature in cui il silenzio è rotto solo dal cantare delle cicale, che condividiamo con i rispettosi equipaggi delle poche altre barche che fanno la nostra stessa rotta...una rotta in cerca di pace e tranquillità, lontano dalla frenesia della città.
Tra tuffi, chiacchiere e lettura, cerchiamo di dare un colpo all'abbronzatura... ma non potremo mai uguagliare il colorito di Sandra, che mette in risalto il suo fisico asciutto. La simpatia di Cinzia ci tiene compagnia ed insieme ci lanciamo in una serie di scatti fotografici per cercare di immortalare questi momenti... anche se le emozioni non si intrappolano!
Il giovedì, per ripararci dalla Bora, che ci regala cieli limpidi ma ci impedisce ormeggi “tradizionali”, Andrea ci stupisce ancora una volta e ci fa approdare in una baietta sconosciuta ai più: Skarda. E' un'insenatura su cui si affaccia l'abitazione particolare, simile ad un piccolo fortino (con tanto di cannone) del croato Sergio. I fondali sono ancora una volta spettacolari e sono circondati da vegetazione mediterranea selvaggia e ricca: mirto, ulivi, fichi d'india.
Al tramonto, il profumino dell'agnello alla peca cucinato da Sergio in un camino tradizionale per la nostra speciale cenetta privata, riempie l'aria. E nell'attesa, noi ci trasformiamo nell'equipaggio “che salì e scese dalla collina”, facendo una passeggiata dall'altra parte dell'isola per visitare un paesino abbandonato.
Il cammino è “animato” da ragni e ragnatele che ondeggiano sulle nostre teste e da iridescenti libellule che ci svolazzano intorno. La fatica è stata premiata dal panorama che ci si apre davanti dopo aver svalicato.
Ma non c'è tempo di indugiare: dobbiamo arrivare puntuali al nostro appuntamento con l'agnello, che si rivela degno delle aspettative.
Ci avviciniamo alla fine... Meglio non pensarci e farsi dare la carica da un'altra allegra colazione ridendo e canticchiando le canzoni dei Gem Boy.
Per l'ultima giornata torniamo all'isola di Molat, ma in una baietta solitaria, lontana dalla marina, per goderci un mare ancora più azzurro e verde smeraldo... anche ricco di fasolare, che Andrea pesca per la gioia delle “sue donne”.
Prima ce li gustiamo crudi, convincendo persino la recalcitrante Cinzia, per un aperitivo improvvisato e davvero unico, ed infine in una pastasciutta spettacolare...sempre opera del Master Chef-Capitano Andrea!
E la vacanza giunge così alla fine, lasciando in tutti noi ricordi, sensazioni ed emozioni che solo l'abilità di Sandra, rivelatasi un' insospettata poetessa, riesce a tradurre in parole.
Dopo un ultimo tuffo veleggiamo fino a Zara, da dove il traghetto ci riporta in Italia, alle nostre famiglie ed alla nostra vita quotidiana, in attesa – speriamo – di un'altra bella avventura. Quindi non diremo addio, ma solo ... “grazie e arrivederci” MARAKAIBO!
Buon vento a tutti, nella gioia e nella libertà di essere in leggerezza e semplicità.
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